🧮 Il gender gap inizia già in prima elementare
📌 Segnalato da Andrea B.
Andrea ci segnala uno studio pubblicato su Nature che ha fatto molto discutere. In sostanza: in Francia sono stati mappati quasi 3 milioni di bambini al primo giorno di scuola elementare. Le competenze logico-matematiche erano identiche tra maschi e femmine. Ma già dopo 4 mesi è emerso un divario a favore dei maschi.
Il motivo? Stereotipi inconsci che orientano l’attenzione degli insegnanti.
“In pratica” ci dice Andrea “una bambina che spicca in matematica deve fare più fatica di un bambino, perché riceve meno supporto.”
Una dinamica che conoscevamo, ma che sorprende per la rapidità con cui si manifesta.
“Culturalmente siamo predisposti a pensare che alcune competenze siano più da maschi ed altre da femmine. Quindi anche inconsciamente gli insegnanti, ricalcando questi stereotipi culturali, dedicano più attenzione all’apprendimento di alcune competenze in base al genere”.
Tu che esperienza hai? Ti sembra un fenomeno che accade anche nella tua scuola?
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🧠 ChatGPT fa male al cervello?
📌 Segnalato da Andrea B.
Continuiamo restando aggiornati sugli studi sull’AI. Sempre Andrea segnala uno studio del MIT che porta un altro tipo di riflessioni.
Lo studio si basa su questo esperimento: tre gruppi di studenti hanno scritto un tema; il primo gruppo “a mani nude”, il secondo con Google, il terzo con ChatGPT. I risultati?
- Google ha ridotto l’attività cerebrale del 40%
- ChatGPT ha ridotto l’attività cerebrale del 55%.
- Chi ha usato solo il cervello ricordava meglio i concetti nel tempo e successivamente, messo poi davanti a GPT, ha prodotto testi più ricchi.
Ci stupisce? A noi no. Ma ci interessa eccome.
Perché ogni ricerca aggiunge un tassello, porta un dato in più su cui ragionare e, soprattutto, mette nero su bianco ciò che spesso rimane solo un’impressione.
Servirà per orientare scelte consapevoli, utili anche a chi oggi purtroppo, si scrolla di dosso i rischi o non riesce nemmeno a immaginarli.
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L’uso dei chatbot come rifugio psicologico
📌 Segnalato da: Filippo
E quindi vi portiamo anche la segnalazione di Filippo sul tema dell’uso compulsivo delle IA, in particolare legato ai chatbot come rifugio psicologico.
Come sottolinea il Dr. Etzi (psicologo, psicoterapeuta ed economista comportamentale citato nell’articolo): “L’IA può essere strumento, non un rifugio. Ma se inizia a sostituire il contatto umano, rischiamo di diventare eternamente connessi, ma mai veramente in relazione.”
Un monito che ci ricorda l’importanza di un’educazione all’uso sano e responsabile delle tecnologie ma anche, e forse ancor di più, della capacità di costruire, gestire e coltivare le relazioni reali.
Insegnare ai ragazzi a riconoscere le proprie emozioni, a gestirle e a trasformarle in competenze relazionali solide è un investimento educativo forse più urgente che mai.
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Altro focus di Edoardo, che ci invita a scoprire una delle prime ricerche condotte per esplorare l’impatto complesso dell’intelligenza artificiale sul benessere e sull’apprendimento dei bambini.
Questa ricerca pionieristica (condotta dall’Alan Turing Institute e finanziata anche dalla Lego Foundation) ha coinvolto bambini, genitori, tutor e insegnanti.
Cosa è emerso? Bias, disinformazione, rischio per il pensiero critico, creatività standardizzata, digital divide.
Il paper è accompagnato da una serie di raccomandazioni finali per i responsabili delle politiche e l’industria, per lo sviluppo e l’implementazione responsabile dell’AI, tra cui: sostenere creatività e gioco, migliorare l’alfabetizzazione digitale, affrontare i pregiudizi e garantire un accesso equo.
Sempre Filippo ci segnala una notizia che fa discutere: Mattel e OpenAI hanno annunciato una collaborazione. Lavoreranno insieme a futuri giocattoli basati sull’IA. Il primo prodotto potrebbe essere una Barbie con capacità di conversazione.
Ok, da un lato l’innovazione può affascinare, dall’altro sorgono domande inevitabili: cosa succede ai dati raccolti dai bambini? Quali rischi per la loro privacy e sicurezza? E soprattutto: vogliamo davvero che i giocattoli parlino al posto nostro?
Un tema che merita attenzione, perché riguarda la quotidianità delle famiglie e il confine tra gioco e mercato.